martedì 22 aprile 2014

Dea Terra. La bellezza passa dai prodotti del nostro territorio



Zafferano, iris pallido, tartufo bianco d'Alba, mandorle dolci, nocciola tonda gentile... non sto elencando gli ingredienti di una ricetta, ma di una linea beauty che valorizza le eccellenze italiane facendo vivere sulla pelle un'appagante esperienza sensoriale. Parola di chi l'ha provata. Con la sua gamma di prodotti di qualità indiscussa, completamente naturali, privi di parabeni, petrolati e olii minerali, Dea Terra regala un effetto benefico al viso e al corpo. L'azienda unisce la tradizione delle antiche ricette cosmetiche rinascimentali alle più avanzate tecnologie per assicurare una parentesi edonistica davvero unica e perfetta per l'uomo come per la donna. Simbolo del lifestyle italiano, il brand viene proposto e distribuito in alcuni dei più prestigiosi hotel della penisola, in spa e profumerie selezionate e punta su concetti quali esclusività, naturalità, sostenibilità, performance e sensorialità. Io ho "vissuto" il trattamento Dea Terra presso l'elegante salone di bellezza Primo Piano di via Giolitti 2 a Torino e sono rimasta conquistata dai sorprendenti effetti benefici di questi prodotti che sanno amplificare i sensi. Alla texture vellutata e corposa si unisce infatti l'aroma delle creme e degli olii che regalano alla pelle ora una freschezza improvvisa ora un calore "dolce". Potente nei risultati, Dea Terra è il perfetto mix di efficacia e piacevolezza. Una coccola che vi consiglio assolutamente di provare.
Per info www.dea-terra.com e tutti i social media






 




venerdì 11 aprile 2014

A colazione con...

Fabio Barovero
musicista, compositore, produttore



Conosco e stimo profondamente Fabio e la sua musica. Co-autore e musicista co-produttore di tutti gli album dei Mau Mau dal 1991 al 2011, oggi collabora con Stefano Mordini, Alessandro d'Alatri (Nastro d'Argento per le musiche del film La febbre), con Ferdinando Bruni e Valter Malosti in teatro. Fabio è anche co-autore e produttore di tutti gli album della Banda Ionica e di Saba Anglana, autore delle musiche di Masterpiece e di numerose sigle per le trasmissioni di Radio Rai e di quella ufficiale del Torino Film Festival dal 2007 al 2013. Ultima, ma solo in ordine di tempo, è la realizzazione della colonna sonora del film La luna su Torino di Davide Ferrario con il quale collabora da tempo.
Ho raggiunto Fabio nel suo studio di registrazione, uno splendido mulino sulla Dora nel quale l'atmosfera è sospesa e l'energia è positiva, per scoprire come nasce la colonna sonora di un film.


Fabio, come definiresti il soundtrack de La luna su Torino?
"Una melodia che galleggia sui tetti di questa città che si fa suono, immagine dopo immagine. Lavorare con Ferrario stimola la creazione di un'originalissima pittura: occorre far convivere cultura alta, bassa e tecnologica".
Quali sonorità hai inserito per questo progetto?
"Il sound è balcanico, francese, schubertiano e risente dell'esperienza pregressa con le bande di paese. Nel cinema di Ferrario c'è una musicalità che ricorda gli anni '60, con orchestre eleganti, mentre io volevo apportare un segno popolare, ma con una levatura più colta. Secondo me il film è una poesia sul pentagramma".
La tua ispirazione?
"Le musiche sono parte integrante del lungometraggio quanto la parola e la fotografia e per costruire l'inedita architettura della Torino raccontata nel film, suggestiva e misteriosa, mi sono rifatto alle bande del Mediterraneo e alle sonorità mitteleuropee. Sul 45° parallelo ideale dell'opera di Ferrario, che è anche l'ubicazione geografica di Torino, convivono i liuti arabi, i valzer, la banda popolare, la kora senegalese, il friscalettu siciliano e il dub giamaicano".
Hai uno schema quando lavori alle musiche di un film?
"Assolutamente no. Scrivo, plasmo e reinvento di continuo anche perché il confronto con il regista è costante e mutevole. Davide Ferrario ha soppesato più volte tutti i brani e alcuni sono stati tolti in fase finale, altri sono stati inseriti. La melodia più bella per un film è quella che funziona e quindi io mi presto totalmente. Il compositore deve scrivere, ma solo con la conoscenza può trasgredire. Lavoro con i sincretismi musicali da sempre e l'organico che utilizzo è una sorta di orchestra ibrida o di banda alla quale si aggiungono gli archi di Davide Rossi, Simone Rossetti e Federico Marchesano".
Per La luna su Torino hai coinvolto anche Carlotta e Dente. Come è nata la collaborazione con loro?
"Ferrario mi ha fatto ascoltare alcuni brani di Joanna Newsom, cantautrice e arpista statunitense, e mi ha detto che voleva questo tipo di melodia per le scene degli interni della stanza di Maria, la protagonista. Qualche settimana dopo ho avuto occasione di ascoltare Carlotta, che non conoscevo, ed ho scoperto che era perfetta così l'ho coinvolta nel progetto e insieme abbiamo provato nuove strade. Il suo tema ha uno stile inglese che mi piace molto. Dente, invece, è stata una scommessa. La traccia Torino sulla luna non era preventivata, ma la sua voce ricca di armoniche era ideale per dare leggerezza al film. Nella musica si uniscono le chitarre, l'ukulele di Cesare Malfatti, chitarrista dei La Crus, e un ensamble di fiati dei maestri della Banda Kadabra".
Dove troviamo le musiche del film?
"Su ItunesYouTube e su tutte le piattaforme digitali. Il lavoro è edito da Peermusic Italy, etichetta che negli States segue Rihanna, Raphael Gualazzi e altri artisti".













martedì 1 aprile 2014

Cosa mi metto?

Se lo domanda ogni giorno ciascuna donna che, dall'alba al tramonto, vive più vite. Se lo è chiesto la personal shopper Giuseppina Sansone, che sabato 22 marzo ha firmato il workshop che si è tenuto presso il Circolo dei Lettori di Torino durante Voce del Verbo Moda. Sempre più spesso ci è imposto di essere versatili e di passare con disinvoltura da una riunione di lavoro all'incontro con le insegnanti dei figli, dalla parentesi shopping alla serata con il partner e spesso non si ha la possibilità di cambiare abito. Esistono poi delle situazioni borderline nelle quali il look sbagliato può compromettere il proprio futuro. Qualche esempio? Il primo colloquio di lavoro o, perché no, il primo incontro con lui. Essere generose con le scollature o avare con la stoffa della gonna, indossare stampe animalier come se si dovesse affrontare un safari o, ancora, sfoggiare un make-up appariscente non contribuisce certo a creare un'immagine seria, professionale e sofisticata.
La regola è una sola e molto semplice: c'è un luogo ed un momento giusto per ogni look.


Oltre alle due appena descritte, Giuseppina Sansone ha individuato altre situazioni nelle quali indossare l'abito giusto fa la differenza. Per un brunch con le amiche, così come per fare shopping o per viaggiare, meglio adottare uno stile easy e pratico, magari accompagnato da accessori che fanno la differenza. Largo quindi ai sunglasses, ai cappelli, alle scarpe ultra flat e, perché no, ad una spilla vintage. Per la domenica di Pasqua meglio scegliere uno stile bon ton, magari floreale per essere in sintonia con la primavera, mentre per un cocktail party è possibile osare con abiti che disegnano la silhouette, sandali gioiello e collane che diventano protagoniste. Una parentesi a sé merita il matrimonio, spesso esempio di cattivo gusto. Le ospiti devono evitare colori, lunghezze e ampiezze che richiamano l'abito della sposa e devono ricordare che si tratta di una cerimonia e non di una gita al mare! Naturalmente esistono differenze tra giorno e sera e la location ha la sua importanza. Una cerimonia shabby chic è ben diversa da una elegante e paludata.
Al termine dell'incontro, la personal shopper ha accompagnato le sue ospiti nel nuovissimo flagship Marella di via Lagrange: un ambiente accogliente e raffinato di 250 mq che si rifà al concetto di casa inteso come luogo intimo, femminile e simbolo dell'italianità nel quale il rosa, nelle sue molteplici nuances, è icona di una donna sensibile e femminile, garbata e seducente.


Nella boutique Marella è stato possibile provare, anche grazie alla disponibilità e alla professionalità del personale, alcuni degli abiti selezionati da Giuseppina Sansone per i diversi eventi trattati nel workshop: un modo divertente e glam per sperimentare quanto sia fondamentale individuare il look giusto a seconda delle occasioni. Per me Giuseppina Sansone ha scelto un look per il giorno di Pasqua. Il risultato? Eccolo!











giovedì 20 marzo 2014

A colazione con...

Dino Del Corso
Ceo di Semplicemente Chic


Amante del bello e dell'eleganza, Dino Del Corso è costantemente alla ricerca di particolari mai banali. Ceo del brand Semplicemente Chic, la sua mission è educare allo stile. Originario di Pisa e torinese d'adozione, questo professionista dell'image and luxury consulting è specializzato in face fitting, wardrobe restyling, dress code etiquette, bon ton e wedding dress. Davvero infaticabile, è anche make-up artist e personal shopper for luxury accessories ed offre la sua consulenza ai brand più prestigiosi della moda sia in Italia sia all'estero. Docente presso la Professional Lab, Accademia di Marketing Comunicazione e Moda, è inoltre image consulting e make-up artist per il cinema, mentre in radio firma la rubrica Galateo Express su RVUno dedicata allo stile, al bon ton e alla cura dell'immagine. Last but not least, Dino Del Corso organizza workshop a tema dedicati ai privati e alle aziende, dei quali uno dei più richiesti ha per protagonista... the English tea.
Dal sito www.semplicementechic.com si evince che l'etiquette ha per te un significato basilare: ci parli dei corsi che organizzi su questo tema?
"Oggi più che mai il galateo è un valore fondamentale e saper adottare il comportamento più consono ad ogni situazione è imperativo tanto sul lavoro quanto nella vita privata. Nel sito spiego come si svolgono i corsi dedicati al bon ton e all'etiquette, che sono suddivisi in diversi temi. L'Arte del ricevere si articola in incontri dedicati alla mise en place della tavola e alle modalità da seguire per essere dei padroni di casa e degli invitati impeccabili; l'Arte del viaggiare si rivolge ai business manager che hanno la necessità di preparare una valigia che rispecchi la loro agenda di lavoro e che coniughi capi basic con altri più trasversali. I workshop di Business etiquette, declinati sia per chi lavora in Italia sia per chi opera all'estro, puntano invece a valorizzare il perfetto stile del business man o della business woman: dall'abito da indossare all'atteggiamento da tenere sino all'organizzazione di una colazione di lavoro. Sempre più, avere un'immagine impeccabile e adeguata al contesto, sapersi proporre, conoscere le regole del bon ton sono aspetti strettamente correlati alla professionalità di una persona".


Un'altra tua passione è la celebre bevanda inglese: cosa significa essere un Victorian tea planner?
"Significa organizzare tea party in stile vittoriano. Questo tipo di evento è perfetto per rendere originale un compleanno, un addio al nubilato, un incontro tra amiche o un meeting di lavoro. La location può essere proposta dal cliente o selezionata da me e tutto, dalle miscele proposte al food, dalla musica di sottofondo alla mise en place della tavola, dalla creazione degli inviti alle gift bags per gli ospiti, rievoca l'atmosfera britannica".
Perché hai scelto l'English tea e non il Japanese tea come protagonista dei tuoi eventi?
"Perché sono affascinato dallo stile inglese del periodo vittoriano e dalle sue regole del buon vivere. Credo che la cerimonia del tè giapponese sia più distante dalla nostra cultura, mentre quella britannica sia affine ai salotti torinesi. Sia nei workshop a tema sia durante gli eventi che organizzo per i clienti, trasmetto quanto appreso dai maestri dell'eccellenza in materia di bon ton, etiquette e arte del ricevere oltre al konw-how acquisto durante i seminari di tea sommelier".
Semplicemente Chic si occupa anche di image consulting per lui e per lei.
"Esatto. Predispongo incontri mirati in atelier per suggerire il look più adatto alla persona in rapporto al fisico, al carattere, al lavoro e al tipo di vita che conduce. L'importante, secondo me, è consigliare degli outfit che facciano sentire bene chi li indossa e che non snaturino la sua indole. Grazie ad una ricca agenda di fornitori dedicati, posso proporre il look giusto ad ognuno anche in funzione del budget a disposizione".
Per concludere, parliamo di face fitting e make-up?
"Il mio brand si occupa di immagine a trecentosessanta gradi e non può quindi prescindere da questi aspetti. Da sempre lavoro nel settore beauty come make-up artist per il cinema e per i privati, ma anche come insegnante. Organizzo corsi a tema per piccoli gruppi o per aziende, sono bridal consultant e mi occupo anche di face fitting ovvero consiglio gli accessori che meglio si adattano al viso".





















lunedì 17 marzo 2014

A Torino è di moda la moda

Immaginare, creare, raccontare. Sono questi i verbi che dal 20 al 23 marzo faranno da fil rouge agli incontri che si terranno al Circolo dei Lettori di Torino e in altri spazi della città. Sì, perché all'ombra della Mole si snoda un dedalo di atelier, concept store, aziende che hanno molto da comunicare in fatto di moda. Non a caso, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, il capoluogo piemontese in questo settore era secondo solo a Parigi. L'edizione targata 2014 di Voce del Verbo Moda si articola in Incontri di stile in cui i protagonisti italiani e internazionali fanno il punto sui trend e sul Made in Italy, Imprese straordinarie dove vengono presentate alcune aziende che uniscono imprenditorialità e artigianalità per promuovere la qualità sartoriale e Dietro le quinte per vivere il backstage di uno shooting da protagonista. Non mancano poi workshop, mostre a tema, visite all'interno delle imprese per conoscere chi fa dell'eccellenza la propria firma e ancora Fashion Flânerie ovvero itinerari urbani alla scoperta della Torino della moda e l'appuntamento con Byhand, la mostra mercato che punta sulla ricerca e sulla filosofia della piccola serie e del pezzo unico.
Ideato e organizzato dal Circolo dei lettori di Torino, Voce del Verbo Moda ospita i protagonisti del settore: gli stilisti Ennio Capasa, Stella Jean, Alberta Ferretti, l'esperto di immagine Diego Dalla Palma, il capo redattore moda di Marie Claire Antonio Mancinelli, la giornalista e scrittrice Cristina Parodi, solo per citarne alcuni. A tutto fashion, quindi, con chi crea, progetta, scrive e influenza questo settore per conoscere come vengono definiti gli stili di vita della nostra società e per approfondire l'importanza di un comparto economico che è anche patrimonio collettivo del nostro Paese.
Per info: Voce del Verbo Moda





martedì 11 marzo 2014

A colazione con...

Fabrizio Vespa
giornalista, scrittore e dj

Fabrizio ama e vive intensamente Torino. Le trame della città sono tatuaggi nel suo io, ecco perché non la subisce, ma ne è protagonista. Trendsetter più o meno consapevole, con le sue diverse professioni ha dirottato il capoluogo piemontese dal microcosmo sabaudo al macrocosmo internazionale. Poliedrico e dotato di un'intelligenza curiosa, ha vissuto l'età dell'oro del nightclubbing, surfando tra la scrittura e la musica. Fino ai 30 anni ha lavorato per Radio Flash, La Stampa e Torinosette e alla fine degli anni '90 è passato a Radio Rai; trasferitosi a Roma, ha condotto Rai Stereo NotteSuoni e Ultrasuoni su Radio 2 Rai proponendo sound alternativi insieme con Marina Petrillo. Il 2000 segna il Millennium bug radiofonico e molti programmi di musica specializzata lasciano il posto ad altri condotti da celeb anziché da speaker professionisti. Dopo 4 anni Fabrizio torna quindi a Torino e riprende le sue attività di giornalista e dj, oltre che di organizzatore di serate ed eventi, lasciando come sempre un segno indelebile sotto la Mole. Al suo attivo c'è anche una trilogia di libri: L'altra Torino, in cui racconta i quartieri meno centrali e blasonati ma non per questo anonimi, Torino TRue in cui descrive la città in 150 scatti realizzati con lo smartphone e rigorosamente senza filtri o App, e Mal di Torino, un viaggio tra realtà e finzione per spiegare perché i suoi abitanti non riescono a scollarsi del tutto da questo luogo. Il Dottor Vespa continua a collaborare con La stampa, è direttore di SugoNews, uno dei fondatori di Globular, agenzia di comunicazione e ufficio stampa, e di tre associazioni culturali (Riquadrilatero, Azimut e Glocal Sounds), collabora con il Circolo dei Lettori e con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e molto altro ancora, ma questa è un'altra storia.
Iniziamo dalla fine: Voce del verbo moda.
"Il 21 marzo sarò il regista di Distretto dello stile, un tour nel quadrilatero romano per far conoscere i centri e le botteghe che ancora oggi animano la zona. L'appuntamento è alle ore 17.30 al Laboratorio Zanzara di via Bonelli 3, quindi si sale al piano superiore dove ha sede la sartoria Serienumerica per proseguire nel mondo vintage di Magnifica Preda, in via Sant'Agostino 28. Dopo la visita alla torre medioevale della casa del Pignone ci dirigiamo da TAC in via San Dalmazzo e da Born in Berlin in via delle Orfane -  due brand Made in TO con un link europeo - per terminare con un aperitivo da 16 di Luisa e Franchino in via IV marzo 14/a che unisce l'hair styling al design. L'evento si inserisce all'interno del programma di Voce del Verbo Moda che animerà la città dal 20 al 23 marzo".
Sempre a marzo riprenderanno i tour legati al tuo libro Mal di Torino, edito da Espress edizioni. Ce ne parli?
"Lo scorso ottobre le Guide Turistiche Bogianen, partendo dalle pagine del racconto, avevano inaugurato un itinerario per far conoscere quei luoghi che secondo me, con le loro suggestioni, creano una sorta di Mal d'Africa in versione sabauda. Un'iniziativa simile era già stata promossa a maggio, con Books on the Bus, in cui il bus rosso del CitySightseen portava i turisti a visitare quei quartieri che il sottoscritto ed altri autori avevano raccontato nei loro libri. Quest'anno sono previste due date pomeridiane, il 23 marzo e il 6 aprile, e due appuntamenti notturni, il 7 maggio e il 14 giugno".
Soffrire di Mal di Torino significa?
"Significa vivere una malattia dell'anima, un sentimento indefinibile che impedisce ai suoi abitanti di lasciare completamente la città. Torino è un continente mentale, un insieme di emozioni e spunti che legano il nostro spirito alle vie e alle piazze che conosciamo".
Fabrizio Vespa, chi è secondo te Fabrizio Vespa?
"Un ragazzo che ha mosso i primi passi a Torino grazie alla radio. Un dj professionista che ha regalato quell'impostazione mentale necessaria al giornalista e allo scrittore per prendere porzioni di realtà e mixarle, come dimostra Mal di Torino in cui le letture di Cesare Lombroso si uniscono alle interviste ai protagonisti di questa città. Un uomo curioso che ha ancora molto da fare".





venerdì 21 febbraio 2014

A colazione con...

Stefano Rogliatti
fotografo e video maker

Difficile "raccontare" Stefano Rogliatti perché sino ad oggi ha vissuto più vite e da ognuna ha saputo cogliere il meglio. Ha iniziato la sua carriera come fotografo e come redattore e in parallelo ha assolto il servizio militare nei Vigili del Fuoco. Da questa esperienza è nata una mostra fotografica che nel 1996 è stata esposta a Lyon, in Francia. Ad essa ne sono seguite altre. Una tra tutte la personale Cernobyl, ten years on per raccontare, dieci anni dopo, la situazione di Bielorussia e Ucraina dopo il disastro nucleare, che è stata esposta alla City Gallery di Leicester, in Gran Bretagna, e successivamente acquistata dall'associazione di artisti Charnwood Art. Direttore della fotografia di alcuni video, giornalista professionista, docente e atleta a livello agonistico (sì, perché Stefano pratica il mezzo fondo e a marzo parteciperà ai Campionati Italiani di mezza maratona organizzata dai Vigili del Fuoco ad Agrigento), il Signor Rogliatti è oggi un video maker che collabora con la Rai e che ha al suo attivo alcuni film e cortometraggi di successo.
Stefano, hai al tuo attivo una serie di esperienze professionali e di vita importanti. Cosa ti hanno dato, in questi anni, a livello umano?
"Sono state tutte belle sfide che mi hanno fatto maturare come uomo e come professionista dell'immagine. Il corpo dei Vigili del Fuoco mi ha insegnato ad essere sempre pronto ad aiutare gli altri, lo sport ad affrontare con impegno le sfide, superare i miei limiti e anche accettare le sconfitte".
Hai iniziato con la macchina fotografica e sei approdato alla telecamera. Perché questo cambio?
"Nel 1998 ho proposto alla sede Rai di Torino un progetto che è poi diventato Il pullman del sole, un video documentario prodotto da Rai TV sul viaggio degli immigrati marocchini residenti a Torino di ritorno a casa. Da allora, la svolta. Sono passato dall'immagine fissa a quella in movimento e oggi mi sento un film maker perché in pochi minuti costruisco la narrazione di un servizio per il TG3".
Oltre al telegiornale, continui con i tuoi progetti personali. Ce li racconti?
"Con Gianfranco Bianco, che considero il mio mentore, ho realizzato tre film dei quali due come co-autore insieme a lui e a  Paolo Girola. Ho prodotto anche Maledetto G8, video allegato al settimanale l'Espresso, Primavera Libanese, una rivoluzione pacifica che è un reportage a Beirut e nella Valle della Bekaa dopo l'omicidio del Primo Ministro Hariri e ancora Verso le Olimpiadi di Torino 2006, un lungometraggio sulla preparazione psico-fisica della Nazionale Italiana di sci di fondo".
Parliamo di Shlomo. La terra perduta?
"Si tratta di un film inchiesta che ho realizzato nel 2012 con Matteo Spicuglia sulla più antica minoranza cristiana in Medio Oriente. Raccontiamo di Tur Abdin, nella Turchia profonda, dove risiede una comunità di 2500 Armeni, popolo antichissimo e testimone del cristianesimo dei primi secoli in Islam. Shlomo è il loro saluto di pace, il saluto di una comunità che oggi rischia di essere straniera in patria".
Un altro lavoro interessante è Benvenuto Mister Zimmerman.
"Il cortometraggio descrive l'arrivo di Bob Dylan a Barolo per il festival Collisioni del 2012. Con Davide Mazzocco siamo stati in questo paese delle Langhe, dove la vita scorre al ritmo della campagna e della natura, per documentare come questo borgo si preparasse ad accogliere una leggenda della musica. L'aspetto più interessante è stato raccogliere le testimonianze degli anziani, che descrivevano le feste di paese e la vita di un tempo. L'attesa di Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, nella sua unica data italiana di quell'anno, è stata l'occasione per descrivere in immagini lo spirito del luogo e ricordare a noi e agli spettatori cosa vuol dire fare sacrifici, vivere di ciò che si produce o si coltiva, crescere, amare e invecchiare in un paese lontano dalla frenesia della grande città e della tecnologia che, per una volta, diventa protagonista di un evento dal richiamo mediatico".

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giovedì 20 febbraio 2014

L'eccellenza culinaria secondo Platti


Da sempre sinonimo di eleganza, lo storico Caffè Platti di Torino è un punto di riferimento per coloro che amano gustare il food di qualità in una cornice raffinata e vero esempio di lifestyle. La sua vocazione di "salotto del sapore" risale al 1870, quando era il ritrovo di personalità illustri e letterati famosi che nutrivano lo spirito politico o intellettuale con stuzzichini e portate di alto livello. Da allora la sua ascesa è stata inarrestabile e ancora oggi il Caffè Platti conferma di essere un atelier del gusto. Forte di questo background, il locale di corso Vittorio Emanuele II n. 72 propone un viaggio gourmet nell'eccellenza mediterranea per far scoprire gli aromi, i profumi e le fragranze che da sempre caratterizzano la cucina italiana nel mondo.


Dopo l'appuntamento di gennaio dedicato alla Campania, il 25 e il 26 febbraio sarà la volta della Serata lucana e della sua cucina dai sapori schietti e indimenticabili. A firmare la regia di questo tour enogastronomico è il giovane chef Matteo Malacarne, al timone del ristorante Don Matteo di Matera, che per gli ospiti del Caffè Platti ha ideato un menù degustazione che definisce "Un coro in cui ogni ingrediente canta nella sua tonalità entrando in sintonia, in accordo o in un equilibrato contrasto con gli altri elementi".

Le sue proposte fanno della semplicità e dell'essenza delle materie prime un punto di forza e sono l'occasione per conoscere aromi poco diffusi per noi Torinesi. Qualche esempio? All'aperitivo di benvenuto seguiranno il Panecotto con le rape e pezzentella di finocchietto con passato di zucca e lampascione leggermente croccante, il Carciofo con fonduta al pistacchio, cannolo al pecorino di Moliterno crema caprina e antica insalata di arance, finocchio e melagrana, il Triscidd poverelli di casa Olio Nuovo... terriccio di zafaran e polpa di acciughe rifiniti con mollica di pane cafone, le Scorzette di mandorle di grano Senatore con salsiccia fresca e funghi cardoncelli delle Murge e ancora l'Involtino di ricciola alla moda Lucana purea di ceci neri e petali di peperone crusco di Senise, lo Spumone di Matera agli amaretti e noci mascoline con colatura di cacao amaro e... la ricotta di pecora allo strazzone al Cordial Caffè e miele di sulla.
I vini in abbinamento sono il Metodo Classico "Centosanti - sb.2012 - cantina Michele Dragone, Malandrina 2010 - Moro - Cantina Masseria Cardillo, Bernalda, Cordial Caffè Lucano - Cav. P. Vena - Pisticci Scalo.

Il viaggio gourmet nell'eccellenza mediterranea inizia alle ore 20.00 nella splendida cornice della Sala degli specchi ed il costo è di 65,00€ a persona, vini inclusi.
Per Platti, membro dell'Associazione Locali Storici d'Italia, e per il suo qualificato Direttore Andrea Sabbia, il doppio appuntamento ribadisce la volontà di fare di questo luogo un vero atelier del gusto per la città di Torino e, perché no, per l'Italia. Per questa ragione il celebre marchio ha scelto di avvalersi di un team competente e preparato al quale affidare la propria comunicazione: Federica De Luca per le informazioni stampa e Antonella Bentivoglio d'Afflitto per la sezione web, oggi più che mai fondamentale.

Per prenotare ed essere conquistati dai sapori lucani occorre telefonare al n. 347 4471674 o scrivere a sabbia@platti.it. Per avere invece un'anticipazione della magia che si vivrà il 25 e il 26 febbraio è possibile seguire Platti su facebook.








venerdì 7 febbraio 2014

a colazione con...

Filippo Ugliengo
bassista e cantante dei Karavans



Biellesi di nascita e Torinesi di adozione, i Karavans sono una band orgogliosamente italiana con sonorità indie-rock. Amici da sempre, condividono la passione per le sette note e per i viaggi. Nati ufficialmente nell'estate del 2013, hanno già all'attivo due singoli entrati subito nelle playlist che contano: S(u)ono e I vicini ci denunciano, pubblicati da Fondazione Sonora/BlissCo e accompagnati da due video molto poco Made in Italy e parecchio Made in England. Sì, perché la band sa bene che cosa vuole comunicare e come: basta ascoltare i testi dei due brani e cliccare su You Tube per capirlo.
A colazione con Filippo Ugliengo, abbiamo fatto un bilancio di questi primi frenetici mesi dei Karavans.


Filippo, perché Karavans?
"Perché per le serate ci muoviamo con un vecchio camper. Marco, Luca, Tommaso ed io siamo amici da quando siamo piccoli, ci sentiamo una famiglia, e questo camper rappresenta la nostra seconda casa, un compagno di avventura. Non solo: oltre ad essere social, perché grazie a lui siamo una piccola community, è l'icona di una vita on the road".
Parliamo di S(u)ono e I vicini ci denunciano.
"Nei due singoli c'è tutto il nostro spirito indie-rock. Crediamo nel potere della parola e quindi, oltre al sound, abbiamo lavorato molto anche sui testi che sono caustici, ma reali. S(u)ono racconta quanto sia importante esprimere la propria personalità, al di là degli stats symbol che ci vengono imposti quotidianamente, mentre I vicini ci denunciano è una storia vera; in questo caso ancora di più il mix tra parole e ritmica ha un ruolo chiave. Questo è un testo rap su base rock".
Ci sarà un terzo singolo?
"Lo stiamo già registrando. Siamo self mad men, ma naturalmente avere un'etichetta indipendente e dinamica  come Fondazione Sonora/BlissCo è importante".
Siete su facebook, twitter, You Tube e non solo: quanto aiutano i social nella promozione?
"Sono fondamentali, anche se credo che si arriverà presto ad un punto di collisione. La rivoluzione copernicana della musica è il computer: con lui puoi raggiungere il mondo, ma secondo me c'è un'inflazione di tutto, anche di video e canzoni".
Ultima domanda: perché lo stemma araldico come logo?
"Perché siamo e ci sentiamo una famiglia e volevamo un stemma di appartenenza".

Per saperne di più: www.karavans.it









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